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La fiducia di Prodi a Mastella sventa la crisi

di Sara Bianchi

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23 ottobre 2007

Con la conferma della piena fiducia al ministro Clemente Mastella il presidente del Consiglio chiude il chiarimento richiesto dal leader Udeur, dopo la polemica scoppiata sul caso De Magistris. E Antonio Di Pietro fa un passo indietro, annullando «per difficoltà operative» la manifestazione sulla giustizia fissata per venerdì prossimo a piazza Navona: è un contributo teso a rasserenare il clima nella coalizione di governo.

Al Senato rientra la minaccia dell'Udeur e per un soffio, un voto soltanto, Palazzo Madama respinge la sospensiva chiesta dalla Lega sul decreto collegato alla Finanziaria. E per due voti ricaccia le due pregiudiziali di Costituzionalità di Forza Italia sul decreto legge. Da mercoledì comincia il voto sugli emendamenti.

Alle tensioni scoppiate tra Mastella e Di Pietro, Romano Prodi risponde riaffermando: fiducia nelle politiche della giustizia; condivisione dell'appello di ieri del Capo dello Stato; rispetto e fiducia per la magistratura e per la sua autonomia. Ma i toni tra i due ministri rimangono accesi. E in Cdm, all'ex magistrato di mani pulite, Mastella non l'avrebbe mandata a dire: «con Di Pietro non voglio nessun punto di incontro. La mia dirittura morale è tale che con te con voglio avere niente a che spartire, nè oggi nè in futuro». Ancora non ha rilasciato dichiarazioni il leader Udeur, ma le parole del premier lo avrebbero soddisfatto.

L'Unione al governo chiude così un'altra giornata di passione. Ma da qui a metà novembre e per tutto il periodo di discussione della Finanziaria c'è da giurare che altre ne arriveranno.
Del resto l'elemento fondante di questi scompensi politico-istituzionali è difficilmente superabile nel breve periodo: il Paese in numerose sue componenti ha ripetutamente espresso esigenze di rinnovamento; la politica medita e sperimenta la riforma di se stessa su strade ancora tutte da testare, da un lato Ds e Dl si affidano al Pd, dall'altro, nella Cdl le vie della svolta restano da mettere a fuoco; il governo, complici la sua frammentarietà e l'esiguità della maggioranza al Senato, appare assediato un passo più indietro. Lo spazio per speculazioni e manovre per il dopo Prodi e il dopo Berlusconi certamente non si assottiglia.

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